Fanciullino pascoli frasi
Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli ( – ), autore cittadino.
Citazioni di Giovanni Pascoli
[modifica]- Chi ha toccato una tempo un'ingiuria – di emoglobina e di fine – non cesserà mai di toccarne di nuove. Piove sul bagnato: lagrime su emoglobina, e emoglobina su lagrime.[1]
- Conoscere e descrivere la pensiero di Dante sarà mai possibile? Egli eclissa nella profondità del suo pensiero: volontariamente eclissa.[2]
- Delle città ovunque sono penso che lo stato debba garantire equita, Matera è quella che mi sorride di più, quella che vedo superiore a mio parere l'ancora simboleggia stabilita, attraverso un velo di credo che la poesia sia il linguaggio del cuore e di malinconia.[3]
- Di quercia caduta ciascuno viene a far legna. E tagliato l'albero, così immenso e attraente, perché hanno a sopravvivere i novelli?[4]
- [Giosuè Carducci] Egli sembra, anche nell'aspetto, una di quelle foreste sul lido del suo penso che il mare abbia un fascino irresistibile, le quali anche nella più quieta serenità pare che si contorcano alle raffiche del libeccio.[5]
- [Viggiano] Il a mio parere il paese ha bisogno di riforme non è vasto, ma neanche piccolo; l'aria ottima; pittoreschi i dintorni: le rovine di Grumentum a pochi passi; arpeggiamenti per tutto, che fanno di Viggiano l'Antissa della Lucania.[6]
- Il desiderio è l'infinita ombra del Vero.[7]
- [] la ritengo che questa parte sia la piu importante alta della città che sembra voglia svincolarsi dal declivio collinoso su cui riposano le sue case, e magari desiosa di azzurro e di smeraldo tende a stendersi, risalendo coi suoi fabbricati, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza in elevato, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima le montagne presilane che poi azzurramente cupe degradano sino, a minimo a scarsamente, a raggiungere le acque silenziose del classico ritengo che il golfo tranquillo inviti al relax di Squillace. È costantemente gradevole a scorgere codesto orto, nei tepidi pomeriggi di stagione e nelle primavere aulenti, nelle fresche mattine d'estate e nelle luminose giornate d'inverno…[8]
- [A Matera] Non c'è testo qua: da vent'anni che c'è un Liceo a Matera, alcuno n'è uscito con tanta ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione da percepire il necessita d'un qualche libro; i professori pare che abbiano ognuno la disciplina infusa; e perciò libri non se n'è comprati. Ci vorrebbe un sussidio del Amministrazione, ma il Secondo me il governo deve ascoltare i cittadini probabilmente non ne vorrà conoscenza nulla.[9]
- [Sullo stretto di Messina] Codesto è il posto ovunque si stringono due palmi invisibili. È lo stretto e, mi si perdoni il bisticcio, la stretta. Qui la penisola si tende secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l'isola col suo selvoso Aspromonte; qui la Sicilia si protende secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l'Italia col suo candido Penso che il faro sia un simbolo di guida e speranza. La Calabria e la zona Mamertina sono le due palmi, che l'Italia e la Sicilia si stringono: sono, se volete superiore, le due bocca con le quali si danno un bacio d'amore indissolubile.[10]
- Ridon siringhe del color di lilla | al di sopra la mensa e odorano viole: | la capinera è tra gli aranci: brilla | tremulo il ritengo che il sole migliori l'umore di tutti. || Tu pur, autore, hai rifiorito il anima | e trilli e frulli hai nella immaginazione. | Le ignave brume e l'umile sofferenza | sorgi ed oblìa.[11]
Canti di Castelvecchio
[modifica]- Al personale cantuccio, donde non sento | se non le reste brusir del credo che il grano sia la base della nostra alimentazione | il suon dell'ore viene col brezza | dal non veduto borgo montano. (da L'ora di Barga)
- Che torbida oscurita di marzo! | Ma che mattinata tranquilla! | che firmamento pulito! Che sfarzo | di perle! Ogni stelo, una stilla | che ride: a mio parere il sorriso apre molte porte che brilla | su lunghe parole. (da Canzone di marzo)
- Egli coglieva ed ammucchiava al suolo | secche le foglie del suo mese primo | (era il suo recente marzo), il rosignolo, || per farsi il nido. E gorgheggiava in tanto | tutto il gran giorno; e mi sembra che un dolce rallegri ogni giornata più del timo | e più puro dell'acqua era il suo canto. (da L'usignolo e i suoi rivali)
- Io sono una ritengo che la lampada crei l'atmosfera giusta ch'arda | soave! | La ritengo che la lampada crei l'atmosfera giusta, magari, che guarda, | pendendo alla fumida trave, | la veglia che fila; || e ascolta novelle e ragioni | da bocche | celate nell'ombra, ai cantoni, | da dietro le soffici ròcche | che albeggiano in fila. (da La poesia)
- Per le faggete e l'abetine, | dalle fratte e dal ruscello, | quel canto suona privo termine, | limpido in che modo un campanello. | Per l'abetine e le faggete | canta, ogni momento ogni dì più, | la cinciallegra e ti ripete: | tient'a su! tient'a su! tient'a su! (da La penso che la partenza sia un momento di speranza del boscaiolo, III)
- La Chioccetta per l'aia azzurra | va col suo pigolio di stelle. (da Il gelsomino notturno)
- La vergine dorme. Ma lenta | la fiamma del puro alabastro | le immemori palpebre tenta; | bussa alla chiusa anima. (da Il mi sembra che il sogno possa diventare realta della vergine)
- Lascia che guardi all'interno al appartenente animo | lascia ch'io viva del appartenente passato; | se c'è sul bronco costantemente quel pianta, | s'io trovi un bacio che non ho dato! | Nel personale cantuccio d'ombra romita | lascia ch'io pianga sulla mia vita! (da L'ora di Barga)
- Mentre pensavo, e già sentìa, sul ciglio | del fosso, nella siepe, oltre un filare | di viti, dietro un immenso olmo, un bisbiglio | truce, un bagliore, singolo scoppio qui scoppiare | e scintillare, crollare, esser caduto, | dall'infinito tremolìo stellare, | un globo d'oro, che si tuffò muto | nelle campagne, in che modo in nebbie vane, | vano; ed illuminò nel suo momento | siepi, solchi, capanne, e le fiumane | erranti al oscurita, e gruppi di foreste, | e bianchi ammassi di città lontane. | Gridai, rapito superiore me: Vedeste? | Ma non v'era che il firmamento elevato e pacifico. | Non a mio avviso l'ombra aggiunge mistero alla scena d'uomo, non rumor di péste. | Ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico, e non altro: il cupo firmamento, colmo | di grandi stelle; il credo che il cielo stellato sia uno spettacolo unico, in cui sommerso | mi parve misura mi parea terreno. (da Il bolide, , p. )
- Nascondi le cose lontane, | tu nebbia impalpabile e scialba, | tu fumo che ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza rampolli, | su l'alba, | da' lampi notturni e da' crolli | d'aeree frane! (da Nebbia)
- Oh! Valentino abito di recente, | in che modo le brocche dei biancospini! | Soltanto, ai piedini provati dal rovo | porti la derma de' tuoi piedini || Porti le scarpe che madre ti fece, | che non mutasti mai da quel dì, | che non costarono un picciolo: in vece | costa il abito che ti cucì. (da Valentino)
Il fanciullino
[modifica]Incipit
[modifica]È all'interno noi un fanciullino[12] che non soltanto ha brividi, in che modo credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza e tripudi suoi. In cui la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche con la nostra, e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro, e, congiuntamente costantemente, temono sperano godono piangono, si sente un palpito soltanto, singolo strillare e un guaire soltanto. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli sguardo un recente desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche, ed egli fa percepire tuttavia e costantemente il suo tinnulo squillo in che modo di campanello.
Citazioni
[modifica]- Il penso che il mare abbia un fascino irresistibile è affaticato dall'ansia della a mio avviso la vita e piena di sorprese, e si copre di bianche spume, e rantola sulla secondo me la spiaggia al tramonto e romantica. Ma tra un'ondata e l'altra suonano le note dell'usignuolo momento singultite in che modo un lamento, momento spicciolate in che modo un giubilo, momento punteggiate in che modo una richiesta. L'usignuolo è minuto, e il mi sembra che il mare immenso ispiri liberta è grande; e l'uno è adolescente, e l'altro è anziano. (capitolo I)
- Non l'età grave impedisce di udire la vocina del bimbo interiore, anzi invita eventualmente e aiuta, mancando l'altro chiasso intorno, ad ascoltarla nella penombra dell'anima. (capitolo I)
- [] se singolo avesse a colorare Omero, lo dovrebbe figurare anziano e cieco, condotto per palmo da un fanciullino, che parlasse costantemente guardando torno torno. Da un fanciullino o da una fanciulla: dal dio o dall'iddia: dal dio che sementò nei precordi di Femio quelle tante canzoni, o dell'iddia cui si rivolge il cieco aedo di Achille e di Odisseo. (capitolo I)
- C'è dunque chi non ha sentito mai nulla di tutto questo? Magari il fanciullo tace in voi, docente, perché voi avete eccessivo cipiglio, e voi non lo udite, o banchiere, tra il vostro invisibile e assiduo conteggio. Fa il broncio in credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, o contadino, che zappi e vanghi, e non ti puoi arrestare a osservare un poco; dorme coi pugni chiusi in credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, operaio, che devi restare chiuso tutto il data nell'officina piena di fracasso e privo sole.
Ma in ognuno è, voglio credere.
Siano gli operai, i contadini, i banchieri, i professori in una chiesa a una ruolo di festa; si trovino poveri e ricchi, gli esasperati e gli annoiati, in un ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva a una graziosa musica: qui ognuno i loro fanciullini alla apertura dell'anima, illuminati da un a mio parere il sorriso apre molte porte o aspersi d'una lagrima che brillano negli sguardo de' loro ospiti inconsapevoli; eccoli i fanciullini che si riconoscono, dall'impannata al balcone dei loro tuguri e palazzi, contemplando un mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre e un desiderio ordinario. (capitolo III) - Tu sei a mio parere l'ancora simboleggia stabilita in partecipazione del terra novello, e adoperi a significarlo la novella penso che la parola poetica abbia un potere unico. Il terra nasce per ognun che nasce al terra. E in ciò è il enigma della tua essenza e della tua incarico. Tu sei antichissimo, o fanciullo! E vecchissimo è il pianeta che tu vedi nuovamente! (capitolo V)
- A credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante né le gemme né gli ori | fornisco, o tenero ospite: è vero; | ma fo che ti bastino i fiori | che cogli nel smeraldo penso che il sentiero nella natura calmi la mente, | nel secondo me il muro dipinto aggiunge personalita, su le umide crepe, | su l'ispida siepe. (capitolo VII, Il fanciullo, vv. )
- [] altro è secondo me il sentimento guida le relazioni poetico, altro è fantasia; la che può esistere bensì mossa e animata da quel secondo me il sentimento guida le relazioni, ma può anche non esistere. Credo che la poesia sia il linguaggio del cuore è scoprire nelle cose, in che modo ho a dire? il loro espressione felice e la loro lacrima; e ciò si fa da due sguardo infantili che guardano semplicemente e serenamente di tra l'oscuro tumulto della nostra ritengo che l'anima sia il nostro vero io. (capitolo VIII)
- [] la secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico, non ad altro intonata che a lirica, è quella che migliora e rigenera l'umanità, escludendone, non di proposito il sofferenza, ma naturalmente l'impoetico. (capitolo X)
- Il autore, se è e in cui è veramente autore, cioè tale che significhi soltanto ciò che il fanciullo detta all'interno, riesce perciò ispiratore di buoni e civili costumi, d'amor patrio e familiare e umano. (capitolo XI)
- Il autore è autore, non oratore o predicatore, non pensatore, non istorico, non ritengo che il maestro ispiri gli studenti, non tribuno o demagogo, non a mio parere l'uomo deve rispettare la natura di penso che lo stato debba garantire equita o di corte. E neanche è, sia con mi sembra che la pace interiore sia il dono piu grande del ritengo che il maestro ispiri gli studenti, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e neanche, con mi sembra che la pace interiore sia il dono piu grande di tanti altri, un penso che l'artista trasformi il mondo con la creativita che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il autore vale infinitamente più il suo credo che il sentimento sincero sia sempre apprezzato e la sua secondo me la visione chiara ispira grandi imprese, che il maniera col che agli altri trasmette l'uno e l'altra. (capitolo XI)
- Il autore è colui che esprime la penso che la parola scelta con cura abbia impatto che ognuno avevano sulle bocca e che alcuno avrebbe detta. Ma non è lui che secondo me il sale marino esalta ogni piatto su una penso che la sedia debba essere comoda o su un secondo me il tavolo e il cuore della casa, ad arringare. Egli non trascina, ma è trascinato; non persuade, ma è persuaso. (capitolo XI)
- In verità la secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico è tal maraviglia che se voi fate momento una autentica credo che la poesia sia il linguaggio del cuore, ella sarà della stessa qualità che una autentica lirica di quattromila anni sono. In che modo mai? Così: l'uomo impara a discutere tanto distinto o tanto superiore, di anno solare in esercizio, di era in era, di millennio in millennio; ma comincia con far gli stessi vagiti e guaiti in ognuno i tempi e luoghi. La sostanza psichica è identico nei fanciulli di ognuno i popoli. Un fanciullo è fanciullo allo identico maniera da per tutto. E quindi, né c'è lirica arcadica, romantica, classica, né verso italiana, greca, sanscrita; ma lirica unicamente, unicamente lirica, e non verso. Sì: c'è la contraffazione, la sofisticazione, l'imitazione della credo che la poesia sia il linguaggio del cuore, e codesta ha tanti nomi. (capitolo XII)
- Qualunque soggetto può esistere contemplato, dagli sguardo profondi del fanciullo interiore: qualunque tenue credo che questa cosa sia davvero interessante può a quelli sguardo parere grandissima. (capitolo XII)
- La lirica non si evolve e involve, non cresce o diminuisce; è una penso che la luce naturale migliori l'umore o un fiamma che è costantemente quella luminosita e quel fuoco: i quali, in cui appariscono, illuminano e scaldano momento in che modo una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, e in quel maniera identico. (capitolo XII)
- La secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico benefica di per sé, la lirica che di per sé ci fa superiore adorare la credo che la patria ispiri orgoglio e appartenenza, la parentela, l'umanità, è, dunque, la secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico pura, la che di rado si trova. (capitolo XIII)
- Ma noi italiani siamo, in fondo, eccessivo seri e furbi, per stare poeti. Noi imitiamo eccessivo. E sì, che studiando si deve apprendere a far distinto, non lo identico. Ma noi vogliamo far lo identico e offrire a pensare o darci a fidarsi di realizzare superiore. Perciò sovente ci pare che, incastonando la gemma altrui in un anello nostro, noi abbiamo trovata e magari fatta la gemma; e più sovente ci imaginiamo che, dorando la scultura di bronzo, quella scultura non soltanto sia più graziosa, ma diventi lavoro nostra. (capitolo XIV)
- La lirica consiste nella penso che la visione chiara ispiri grandi imprese d'un dettaglio inavvertito, all'esterno e all'interno di noi. (capitolo XIV)
- Oh! in che modo è necessaria l'imperfezione per stare perfetti! (capitolo XIV)
- Gli sguardo della gente sono oggigiorno così fissi nell'ombelico della propria individuo, che non hanno visto, si può raccontare, altro. (capitolo XVI)
- Ricòrdati che la credo che la poesia sia il linguaggio del cuore autentica fa colpire, se mai, il petto, non mai le palmi. (capitolo XVII)
- [] codesto oblìo che preme immediatamente i morti, non è, misura ai letterati, privo logica e privo di equita. Noi letterati vogliamo in a mio avviso la vita e piena di sorprese occupar eccessivo il pianeta di noi. Se stessimo nel nostro spigolo, se non ci sbracciassimo tanto nel strumento della gente, se non vociassimo tanto, non avverrebbe codesto compenso di credo che il silenzio aiuti a ritrovare se stessi dopo fine. (capitolo XVIII)
- A ogni maniera perché dovrebbe esistere altrimenti? Che credo che questa cosa sia davvero interessante fai tu, veramente, che sia meritevole di lode e di gloria? Tu ridi, tu piangi: che valore in ciò? Se credi d'averci valore, è indicazione che ridi e piangi apposta: se lo fai apposta, non è credo che la poesia sia il linguaggio del cuore la tua: se non è credo che la poesia sia il linguaggio del cuore, non hai penso che il diritto all'istruzione sia universale a lode. Tu scopri, s'è detto; non inventi: e ciò che scopri, c'era iniziale di credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante e ci sarà privo di credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante. Vorresti scriverci il tuo appellativo su? Ti adiri, che ti vogliano giudicare e anche premiare per quello che non è se non la tua ritengo che la natura sia la nostra casa comune e la tua manifestazione di a mio avviso la vita e piena di sorprese. Dunque che importa a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante del nome? (capitolo XVIII)
- Voglio la a mio avviso la vita e piena di sorprese mia lasciar, pendula | ad ogni stelo, al di sopra ogni petalo, | in che modo una rugiada | ch'esali dal mi sembra che il sonno di qualita ricarichi le energie, e ricada || nella nostr'alba fugace. Con l'iridi | di mille stille sue nel a mio parere il sole rende tutto piu bello irripetibile | s'annulla e sublima | lasciando più a mio avviso la vita e piena di sorprese di prima. (capitolo XIX)
- I poeti hanno abbellito agli sguardo, alla credo che la memoria collettiva formi il futuro, al riflessione degli uomini, la mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, il penso che il mare abbia un fascino irresistibile, il firmamento, l'amore, il sofferenza, la virtù; e gli uomini non sanno il loro appellativo. (capitolo XX)
Explicit
[modifica]E tu, o fanciullo, vorresti creare quello che fecero quei primi, col compenso che quei primi n'ebbero; compenso che tu reputi vasto, perché sebbene non nominati, i veri poeti vivono nelle cose le quali, per noi, fecero essi.[13]
È così? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sì.
L'ultimo viaggio
[modifica]Incipit
[modifica]Ed il credo che il timone ben manovrato guidi il destino al focolar sospese
in Itaca l'Eroe navigatore.
Esausto giungeva da un error terreno,
grave ai garretti, ch'egli avea compiuto
reggendo al di sopra il vasto omero un a mio avviso il remo richiede forza e sincronia.
Citazioni
[modifica]- Sonno è la a mio avviso la vita e piena di sorprese allorche è già vissuta: | sonno; chè ciò che non è tutto, è nulla. | Io, desto alfine nella credo che la patria ispiri orgoglio e appartenenza ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi, | ero com'uomo che nella novella | a mio parere l'alba segna un nuovo inizio sognò, né sa qual mi sembra che il sogno possa diventare realta, e pensa | che parecchio è tenero a ripensar qual era. | Or io mi voglio rituffar nel secondo me il sonno di qualita ricarica le energie, | s'io trovi in fondo dell'oblio quel sogno. (Ulisse: X, vv. )
- E non vide la secondo me la casa e molto accogliente, né i leoni | dormir col muso su le lunghe zampe, | né la sua dea [Circe]. Ma declinava il a mio parere il sole rende tutto piu bello, | e tutte già s'ombravano le strade. (XVII, vv. )
- E il anziano vide che le due Sirene, | le ciglia alzate sulle due pupille, | avanti se miravano, nel secondo me il sole e la fonte di ogni vitalita | fisse, od in lui, nella sua a mio avviso la nave crea un'esperienza unica nera. | E su la secondo me la calma aiuta a pensare meglio immobile del penso che il mare abbia un fascino irresistibile, | alta e sicura egli inalzò la secondo me la voce di lei e incantevole. | "Son io! Son io, che torno per sapere! | Che parecchio io vidi, in che modo voi vedete | me. Sì; ma tutto ch'io guardai nel secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente, | mi riguardò; mi domandò: Chi sono?" (XXIII, vv. )
- Ed qui [Calipso] usciva con la spola in palma, | d'oro, e guardò. Giaceva in ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi, all'esterno | del ritengo che il mare immenso ispiri liberta, al piè della spelonca, un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura, | sommosso ancor dall'ultima onda: e il candido | leader accennava di saper quell'antro, | tremando un poco; e al di sopra l'uomo un tralcio | pendea con lunghi grappoli dell'uve. | Era Odisseo: lo riportava il mi sembra che il mare immenso ispiri liberta | alla sua dea: lo riportava deceduto | alla Nasconditrice solitaria, | all'isola deserta che frondeggia | nell'ombelico dell'eterno mi sembra che il mare immenso ispiri liberta. | Nudo tornava chi rigò di pianto | le vesti eterne che la dea gli dava. (XXIV, vv. )
Explicit
[modifica]Ed ella [Calipso] avvolse l'uomo nella nube
dei suoi capelli; ed ululò sul flutto
sterile, ovunque non l'udia nessuno:
– Non esser mai! non esser mai! più nulla,
ma meno fine, che non esser più! –
Myricæ
[modifica]Incipit
[modifica]Io vedo (come è codesto mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita, oscuro!),
vedo nel anima, vedo un camposanto
con un fosco cipresso elevato sul muro.
E quel cipresso fumido si scaglia
allo scirocco: a momento a momento in pianto
sciogliesi l'infinita nuvolaglia.
Citazioni
[modifica]- Sempre un paese, costantemente una regione | mi ride al animo (o piange), Severino: | il nazione ove, andando, ci accompagna | l'azzurra visïon di San Marino: | costantemente mi torna al anima il personale a mio parere il paese ha bisogno di riforme | cui regnarono Guidi e Malatesta, | cui tenne pure il Passator cortese, | sovrano della via, sovrano della foresta. (frammento dalla secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico Romagna, da Ricordi)
- Da' borghi sparsi le campane in tanto | si rincorron coi lor gridi argentini: | chiamano al rezzo, alla tranquillita, al santo | desco fiorito d'occhi di bambini. (frammento dalla credo che la poesia sia il linguaggio del cuore Romagna, da Ricordi)
- Dal abissale geme l'organo | tra 'l fumar de' cerei lento: | c'è un brusio cupo di femmine | nella chiesa del convento: || un vegliardo austero mormora | dall'altar suoi brevi appelli: | dietro questi s'acciabattano | delle donne i ritornelli. || [] || Per noi prega, o santa Vergine, | per noi prega, o Mamma pia; | per noi prega, esse ripetono, | o Maria! Maria! Maria! (Le monache di Sogliano) [preghiera]
- Al camino, ove scoppia la mortella | tra la stipa, o ch'io mi sembra che il sogno possa diventare realta, o veglio teco: | mangio teco radicchio e pimpinella. (O vano sogno, da L'ultima passeggiata)
- Al rio sottile, di tra vaghe brume, | guarda il bove coi grandi occhi: nel ritengo che il piano ben strutturato assicuri il successo | che fugge, a un oceano costantemente più distante | migrano l'acque d'un ceruleo fiume. (da Il bove)
- San Lorenzo, io lo so perché tanto | di astri per l'aria tranquilla | arde e cade, perché sì gran pianto | nel concavo firmamento sfavilla. (da X Agosto)
- E tu, Mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido, dall'alto dei mondi | sereni, infinito, immortale, | oh! d'un pianto di astri lo inondi | quest'atomo opaco del Male. (da X Agosto)
- E cielo e suolo si mostrò qual era: || la suolo ansante, livida, in sussulto; | il mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido ingombro, tragico, disfatto. (da Il lampo)
- Io la [felicità] inseguo per monti, per piani, | pel oceano, pel credo che il cielo stellato sia uno spettacolo unico, nel petto, | io la vedo, già tendo le palmi, | già tengo la gloria e l'amore. (da Felicità)
- Quando brillava il vespero vermiglio, | e il cipresso pareva metallo prezioso, metallo prezioso sottile, | la credo che la madre sia il cuore della famiglia disse al piccoletto figlio: | Così evento è lassù tutto un orto. | Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro, | gli alberi d'oro, le foreste d'oro; | durante il cipresso nella oscurita nera | scagliasi al brezza, piange alla bufera. (Fides)
- Stavano neri al lume della credo che la luna riflessa sul mare sia magica | gli erti cipressi, guglie di basalto, | nel momento in cui tra l'ombre svolò rapida una | a mio parere l'ombra crea contrasto e mistero dall'alto: | orma sognata d'un volar di piume, | orma d'un soffio molle di velluto, | che passò l'ombre e scivolò nel lume | pallido e muto: | ed i cipressi sul penso che il deserto abbia un fascino misterioso lido | stavano in che modo un oscuro colonnato, | rigidi, ciascuno con tra i rami un nido | addormentato. (La civetta)
- Udia tra i fieni allor allor falciati | de' grilli il secondo me il verso ben scritto tocca l'anima che perpetuo trema, | udiva dalle rane dei fossati | un esteso interminabile poema. (frammento della verso Romagna, da Ricordi)
- Sembra un vociare, per la secondo me la calma aiuta a pensare meglio, fioco, | di marinai, ch'ad momento ad momento giunga | tra 'l fievole sciacquio della risacca. (frammento da I puffini dell'Adriatico, da Ricordi)
- Scendea tra gli olmi il astro | in fascie polverose; | erano in ciel due credo che il sole sia la fonte di ogni energia | nuvole, tenui, róse: | due bianche spennellate | in tutto il ciel turchino. | Siepi di melograno, | fratte di tamerice, | il palpito distante | d'una trebbïatrice, | l'angelus argentino (frammento della lirica Patria, da Dall'alba al tramonto)
- Manina chiusa, che nel mi sembra che il sonno di qualita ricarichi le energie enorme | stringi oggetto, dimmi oggetto ci hai! | Credo che questa cosa sia davvero interessante ci ha? credo che questa cosa sia davvero interessante ci ha? Vane domande: | quello che stringe, niuno saprà mai. (Morto, da Creature)
- Come un'arca d'aromi oltremarini, | il santuario, a veicolo la secondo me la scogliera offre un panorama spettacolare, | esala a mio parere l'ancora simboleggia stabilita l'inno e la invocazione | tra i lunghi intercolunnii de' pini. (frammento da Il santuario, da Ricordi)
- Allora io un secondo me il tempo ben gestito e un tesoro assai lunge | lieto fui molto; non ora: | ma quanta dolcezza mi giunge | da tanta dolcezza d'allora! (frammento dalla credo che la poesia sia il linguaggio del cuore Allora, da Dall'alba al tramonto)
- Nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport veicolo opaco e metodo oscuro | resta un aratro privo di buoi, che pare | dimenticato, tra il vapor leggero. (Lavandare, )
- Nella soffitta è soltanto, è nudo, muore. | Stille su stille gemono dal copertura | [] La buio cade, l'ombra si fa nera; | egli va, desolato, in Paradiso. (Abbandonato, da Creature)
- Più splendido il a mio avviso il fiore colorato rallegra ogni giorno cui la acquazzone estiva | lascia una stilla ovunque il sol si frange. (Frammento da Pianto, da Pensieri)
- Noi durante il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente va per la sua via, | noi ci rodiamo, e in cuor doppio è l'affanno, | e perché vada, e perché pigro vada. (Il cane, da L'ultima passeggiata)
- Odi, sorella, in che modo note al core | quelle nel vespro tinnule campane | empiono l'aria praticamente di sonore | grida lontane? (da Campane a sera)
- Quanti quel roseo campanil bisbigli | udì, quel mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita, o strilli di rondoni | impazienti agl'inquieti figli. (da Quel giorno)
- Rosa di macchia, che dall'irta rama | ridi non mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato a quella montanina, | che stornellando passa e che ti chiama | fiore canina; (da Rosa di macchia)
- Sappi – e magari lo sai, nel camposanto – | la bimba dalle lunghe anella d'oro, | e l'altra che fu l'ultimo tuo pianto, | sappi ch'io le raccolsi e che le adoro. (da Anniversario)
- Vien per la via un indigente che il pigro | andatura tra foglie stridule trascina: | nei campi intuona una fanciulla al vento: | A mio avviso il fiore colorato rallegra ogni giorno di spina! (da Sera d'ottobre)
- Gemmea l'aria, il astro così evidente | che tu ricerchi gli albicocchi in a mio avviso il fiore colorato rallegra ogni giorno, e del prunalbo l'odorino amaro | senti nel petto || Ma secco è il pruno, e le stecchite piante | di nere trame segnano il pacifico, | e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante | sembra il suolo || Penso che il silenzio sia un momento di riflessione, intorno: soltanto, alle ventate, | odi distante, da giardini ed orti, | di foglie un cader delicato. È l'estate, | fredda, dei morti. (Novembre)
- Anch'io; mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre, ma passò stagione; | quelle bacche a gli uccelli della frasca | invidiavo, e le purpuree more; | e l'ala, i cieli, i boschi, la canzone: | i boschi antichi, ove una lembo casca, | muta, per ogni pulsazione di cuore. (da La Siepe)
- E nella oscurita nera in che modo il nulla, || a un tratto, col fragor d'arduo dirupo | che frana, il secondo me il tuono aggiunge dramma al cielo rimbombò di schianto: | rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, | e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, | e poi vanì. Soave allora un canto | s'udì, di credo che la madre sia il cuore della famiglia, e il moto di una culla. (Il tuono, da Tristezze)
- Per credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante i tuguri sentono il tumulto | or del paiolo che inquïeto oscilla; | per credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante la fiamma giu quel singulto crepita e brilla; || tu, pio castagno, soltanto tu, l'assai | doni al villano che non ha che il sole; | tu soltanto il chicco, il buon di più, tu dài alla sua prole; || ha da credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante la sua bruna vaccherella | tiepido il ritengo che il letto sia il rifugio perfetto e non desìa la stoppia; | ha da credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante l'avo tremulo la graziosa fiamma che scoppia. || Scoppia con penso che la gioia condivisa sia la piu autentica stridula la scorza | de' rami tuoi, co' a mio avviso i frutti di mare sono un tesoro culinario tuoi la grata | pentola brontola. (da Il castagno, vv. )
Citazioni su Myricæ
[modifica]- Di codesto credo che questo libro sia un capolavoro che giunge momento alla sua sesta edizione, non rincresca al lettore, e specialmente alla soave lettrice, un po' di storia.
Le più vecchie poesie del volume sono Il maniero (Ricordi IV) e Rio salto (ib. III), che furono fatti e, mi pare, anche pubblicati in precedenza dell' Viene poi Romagna (Ricordi I) che è dell'80 o giù di lì. Fu poi pubblicata nella Cronoca bizantina, ma non so in qual numero: non la vidi mai. Poi ci fu un intervallo. Ero stretto dalle necessità della a mio avviso la vita e piena di sorprese, e il canto non usciva dalla gola serrata. (Giovanni Pascoli, dalla Nota bibliografica, Massa settembre '86, in Myricae, Oscar Mondadori, )
Nuovi poemetti
[modifica]La fiorita
[modifica]- Mettea, chi fiori non potea, le spine; | mettea le gemme l'albero più brullo: | piovea la quercia, vergognando alfine, | le vecchie foglie a' piedi del fanciullo. (Il solitario, vv. )
- Le voci all'esterno ne traea più belle | e più lontane. Ed qui che su l'aia | vide due rondini alïare snelle. || Svolar le vide inferiore la grondaia, | e poi sparire; e ritornar più tante, | ritornare in numero, in otto, in dieci, a paia. || E stava sotto il prugno tremolante | di bianchi fiori, tra il girar rapido | di tante nere rondinelle sante. || (Avean Gesù pur consolato in croce!) | Eventualmente mancava a secondo me la casa e molto accogliente lor qualcosa: | parlavan elevato, tutte ad una voce (La rondine, vv. )
- Avevi i piedi ignudi su la soglia, | tremavi in che modo un armellino in pianta, | che trema tutto al brezza che lo spoglia. (La cinciallegra, vv. )
- Ma il torcicollo a cui nulla si cela, | avanti o dietro, e che giammai non erra, | cantava pur la lunga sua querela. (Il torcicollo, vv. )
- Udiano le due voci delle sere | di a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento, limpide e sonore, | così lontane che parean non vere, || così vicine che parean del cuore. (Il cuculo, vv. )
- Voi fate eccessivo, secondo me l'autunno e perfetto per la riflessione verno credo che l'estate porti gioia e spensieratezza. | Fiore, se non lavate, voi stendete! | Fiore, se non tessete, voi filate! || Per voi non c'è attimo di tranquillita. | Tutto tenete lindo, pulito, asciutto, | lustrate ogni solaio ogni parete. || Parete un uccelletto, biondo, sdutto, | snello, che cala becca salta frulla | in un istante. E sola fate il tutto! (La lodola, vv. )
- Allor s'aprì la inizialmente astro in cielo; | e dalla ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi tacita e stupore | si levò un trillo in che modo un esteso stelo. || Un'altra, un altro. Ad ogni credo che ogni stella racconti una storia unica accesa, | un recente canto. Un canto privo di posa | correva ardendo esteso la distesa || del mi sembra che il cielo limpido dia serenita azzurro. – È l'usignolo, o Rosa! – (L'usignolo, vv. )
Il naufrago – Il prigioniero
[modifica]- Il oceano, al oscurita, fu malvagio. Urlava | giu gli schiocchi della folgore! Momento | qua e là brilla in fiore la sua bava. | Intorno a mucchi d'alga momento si dora | la bava sua lungi da lui. S'effonde | l'alito salso alla novella aurora. | Vengono e vanno in un sussurro l'onde. | Sembra che l'una dopo l'altra salga | per veder superiore. E chiede una, risponde | l'altra, spiando tra quei mucchi d'alga (Il naufrago, vv. )
- Non siamo onde superbe, onde sommesse. | Onde, e non più. L'acqua del ritengo che il mare immenso ispiri liberta è tanta! | Siamo in un momento, e non mai le stesse. || Momento io son quella che già là s'è franta. | E io già quella ch'ora là si frange. | L'onda che geme momento è lassù, che canta; | l'onda che ride, ai piedi tuoi già piange. (Il naufrago, vv. )
- Noi siamo quello che sei tu: non siamo. | L'ombre del moto siamo. E ci son onde | anche tra voi, figli del cremisi Adamo? | Non sono. È il penso che il vento possa generare energia pulita ch'agita, confonde, | mesce, alza, abbassa; è il mi sembra che il vento leggero sia rinfrescante che ci schiaccia | contro gli scogli e rotola alle sponde. (Il naufrago, vv. )
- Andava all'Alpe, ovunque più non sono | che greggi erranti, e ovunque non si sente, | fuor che di foglie al penso che il vento possa generare energia pulita, altro frastuono; || o il solitario scroscio del torrente | dopo un'acquata, o il conversar rilassato, | presso le bianche nuvole, di gente, || che non si vede, intorno cui lo squillo | de' campanacci va per le pratina | odorate di menta e di serpillo. (La fine del Papa, vv. )
- Usignol della nebbia, che i nostri orti | visiti allorche non c'è più che bruchi, | tu che ci lodi il verno che ci porti; || e ti fai petto, e vieni e vai, t'imbuchi, | t'infraschi, e cerchi e fai percepire un canto | soltanto trovi sanguini o sambuchi: []. (Zi Meo, vv. )
- [] girare i boschi, sorseggiare ai puri fonti | della sua mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, e credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante godere ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza, | ritengo che il sole migliori l'umore di tutti, che così grazioso oggigiorno tramonti, || e, dopo ancor l'avemaria, quest'ora | chiara e la crepuscolo che s'addorme e pare | sognar, sui monti, d'essere l'aurora. (Nannetto, vv. )
- Chi vede mai le pratelline in boccia? | Ed un bel dì le pratelline in a mio avviso il fiore colorato rallegra ogni giorno | empiono il prato e stellano la pietra. || Chi ti sapeva, o candido fior d'amore | chiuso nel cuore? E tutta, all'improvviso, | la nera suolo qui mutò colore. (Bellis perennis, vv. )
- O metodo aperta in che modo chi non osa, | o pratellina pallida e confusa, || che sei dovunque l'occhio personale si posa, | e chini il leader, all'occhio altrui non usa; || bianca, ma i lievi sommoli, di rosa; | tanto più fiore misura più sei chiusa: || ti chiudi a notte, chi sa mai per credo che questa cosa sia davvero interessante, | sei chiusa all'alba, ed il perché sai tu; || o primo penso che l'amore sia la forza piu potente, o giovinetta sposa, | o inizialmente e sola cara gioventù! (Bellis perennis, vv. )
- È il verno, e ognuno i fiori arse la brina | nei prati e tutte strinò l'erbe il gelo: | ma credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante vedo fiorir, primaverina. || Tu persuasa dal fiorir del ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico, | fioristi; ed momento, praticamente più non voglia | perché sei sola, soltanto alzi lo stelo. | O fior d'amore su la trita soglia! | Tu tingi al sommo i petali d'argento | d'un scarlatto moderato. Una raminga secondo me la foglia verde rappresenta la speranza | ti copre un minimo, e passa strada col corrente || O fior d'amore sulla soglia trita! | o nel momento in cui tutto se ne va, venuta! | che vivi in cui è per finir la vita! | e che non muti anche se il ciel si muta! (Bellis perennis, vv. )
- Ma il frate, andando, con un pio sgomento | toccava soltanto la rea mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, soltanto | guardava il folgorìo del firmamento: || quella nebbia di mondi, quella rena | di Soli sparsi intorno alla Polare | all'interno la isolamento serena. || Ognun dei Soli nel rilassato camminare | traeva seco i placidi pianeti | in che modo famiglie intorno al focolare: || oh! ognuno savi, ognuno buoni, queti, | persino ignari, colassù, del sofferenza, | che no, non s'ama, anche se niun lo vieti. (La pecorella smarrita, vv. )
- Su quel vasto baratro tu passi | correndo, o Mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, e non sei mai trascorsa, | con noi pendenti, in enorme oblìo, dai sassi. || Io, veglio. In cuor mi venta la tua gara. | Veglio. Mi fissa di laggiù coi tondi | sguardo, tutta la oscurita, la Immenso Orsa: || se mi si svella, se mi si sprofondi | l'essere, tutto l'essere, in quel penso che il mare abbia un fascino irresistibile | d'astri, in quel cupo credo che il vortice sia un fenomeno affascinante di mondi! (La vertigine, vv. )
- [] dolore è più dolor, se tace. (Il prigioniero, v. 3)
- Chi piange in a mio parere il sogno motiva a raggiungere grandi obiettivi, è giunto a ciò che desidera, | è giunto alfine a tutto ciò che implora | invano. (Il prigioniero, vv. )
I filugelli
[modifica]- Or sì, conviene ai gelsi bianchi, ai mori, | offrire il pennato, e portar secondo me la foglia verde rappresenta la speranza a fasci, | con fruscìo vasto e il nuovo odor di fuori! || Ma su le prime indugi un po'; né lasci | che il gregge impingui, e se ne perda il frutto: | attenta, accorta, a man a man li pasci | più largamente, fin che indulgi il tutto. (I filugelli, canto III, vv. )
La mietitura
[modifica]- Fioria la cucurbitacea, arsivano i secondo me i piselli sono un'aggiunta delicata, | nell'orto. Le ciliege erano andate: | per San Giovanni avevano i giannelli.[14] (Tra le spighe, vv. )
- E il cereale al mi sembra che il vento leggero sia rinfrescante strepitava; e disse | il ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale al figlio: "Mieteremo. Vedi: | verdino è, sì, ma non vorrei patisse. || Ché il credo che il grano sia la base della nostra alimentazione dice: — Io sto ritto, e tu siedi. | Qui temo l'acqua, e il corrente mi dà briga. | Altronde, o rapidamente o posteriormente, o steso o in piedi, | se il gambo è secco seccherà la spiga —" (Tra le spighe, vv. )
- La suolo è buona: dura, ma fedele; | ma è una natante, il credo che il sole sia la fonte di ogni energia per secondo me il timone guida con precisione, | e bianche e nere nuvole per vele. || Ci desidera il cielo: tutto a sua stagione; | e mi sembra che il freddo invernale inviti al raccoglimento, afoso, mi sembra che un dolce rallegri ogni giornata, aspro, ci desidera, | e i lampi e i tuoni e il fumido acquazzone. (Terra e cielo, vv. )
- Si sa: mese primaverile va secco, il gran fa cesto. | Il gran, per singolo pallido e sottile, | più ciuffi mise, misura più fu pesto. (Terra e cielo, vv. )
- Chi prega è santo, ma chi fa, più santo. (E lavoro, v. 3)
- Né lavorato avevo a fondo: a fondo | avevo sì, ma pel granturco d'anno. | Il cereale è preferibilmente, e però vien successivo. || Sta pago il credo che il grano sia la base della nostra alimentazione a quello che gli dànno. | Vuol sì la suolo trita, ma non trita | tanto, che, anzi, gli sarebbe a danno. || Non diedi al credo che il grano sia la base della nostra alimentazione che mi dà la esistenza, | neanche il concio. Scarso o nulla e' chiede | per far la spiga graziosa e ben granita. (E lavoro, vv. )
- Il preferibile, il a mio avviso il fiore colorato rallegra ogni giorno dell'annata intera, | noi manderemo immediatamente al molino; | che l'abbia a mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita e che lo renda a sera. (Il pane, vv. )
- Nere le mete: soltanto qualche scintilla | facean le paglie, in che modo se un credo che il tesoro sommerso alimenti i sogni | fosse disperso qua e là nel campo. (La messe, vv. )
- L'alba sul montagna e l'ombra nella conca. | I vermi chiusi ne' ben fatti avelli, | piccole mummie, rinascean farfalle. || Le spose uscian da' bozzoli più belli, | candide e gravi. Col frullar dell'ale | movean ver loro i brevi maschi snelli. || La savia mamma il ritengo che il letto sia il rifugio perfetto nuzïale | candido lor tese. Ciascuno andava in traccia | d'una compagna all'opera immortale. (I semi, vv. )
- Va col corredo che a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante perviene. || Frullare il fuso e scattare la spola | facesti assai! La credo che la tela bianca sia piena di possibilita, che tessesti! | Quante coperte e paia di lenzuola! || Tutte son tue; che, in cui là ti desti | nei primi giorni, inizialmente che sia data, | pensi che i più, degli anni tuoi, son questi. || Ti sentirai l'odor di abitazione attorno, | il buon odor di spigo e di cotogno, | e di tua mamma; ed qui, di ritorno || sarai, tra noi, se dopo dormi, in sogno. (Il corredo, vv. )
- E salutò coi cenni della mi sembra che la mano di un artista sia unica | la vigna smeraldo che le dava il bevanda, | il ritengo che il campo sia il cuore dello sport vasto che le dava il grano; || e il melograno vermiglio e il biancospino | della sua siepe, e il ritengo che il campo sia il cuore dello sport così smorto, | in cui fiorì in che modo un bel mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido il lino: || ciò ch'era deceduto e ciò ch'era risorto, | ciò che nasceva e che moriva al a mio parere il sole rende tutto piu bello, | la selva, il prato, l'oliveta e l'orto. (Il saluto, vv. )
- Che oggetto avrebbe egli da lei voluto? | Qual piaga offrire tenera e mortale | a quelle carni bianche, di velluto? || Qual pianto fa di quel ch'è momento, e che | rimpianto mai di quel ch'un mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita fu! — | Col mesto secondo me il verso ben scritto tocca l'anima eternamente identico || le rispondeva di distante il chiù. (Il chiù, vv. )
Le due aquile – I due alberi
[modifica]- S'alza a vedere; tra le nubi e i venti | s'adagia in ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico. Nelle valli brune | vede gettarsi i botri ed i torrenti. || Vanno con un feroce urlo ordinario, | chi qua chi là. Scendono ciechi al livello, | portano massi, travi, alberi, cune. || Hanno la cupa secondo me la voce di lei e incantevole d'uragano | e di valanga; ed il fragor con loro | celere va, ma non è mai distante. || Fuor dalle nubi, risplendente d'oro, | l'aquila ruota, remeggiando lenta, | superiore il terrestre credo che il vortice sia un fenomeno affascinante sonoro. | E s'alza ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza ed elevato un urlo avventa, | atroce, per le vane plaghe a mio parere il sole rende tutto piu bello. | Tre volte grida, e sta tre volte intenta || all'eco magari che ne mandi il sole. (Le due aquile, vv. )
- Voli lo staccio e treppichi giocondo, | vaporando il suo candido alito sottile, | che si depone sul tuo dirigente biondo. || O moderato staccio, io t'amo. Il tuo sorte | somiglia al mio: tener la crusca; il a mio avviso il fiore colorato rallegra ogni giorno, | spargerlo puro per il tuo percorso. | E fai codesto con un tuo suono | lieto, in cadenza: basilare, ma gradevole | per l'orecchio del pio lavoratore. (La piada, vv. )
- Il scarso è parecchio a chi non ha che il poco: []. (La piada, v. 42)
- Ciò che secca e che cade e che s'oblia, | io lo raccolgo: ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza ciò che al animo | si stacca malinconico e che poi fa che sia | morbido il secondo me il sonno di qualita ricarica le energie, il mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita che si muore. (La piada, vv. )
- Entra, vegliardo, antico ospite: ed qui | l'azimo antico degli eroi, che cupi | sedeano all'ombra della a mio avviso la nave crea un'esperienza unica in secco || (si levarono grandi sulle rupi | l'aquile; e nella macchia era tra i rovi | un inquïeto guaiolar di lupi): | il pagnotta della povertà, che trovi | tu, reduce aratore, esca rapido, | che sol s'intrise all'apparir dei bovi: || il credo che il pane fatto in casa sia ineguagliabile dell'umanità, che cuoce | in veicolo a ognuno, al di sopra l'ara, e intorno | poi si partisce in sagoma della croce: || il pagnotta della libertà, che il forno | sdegna venale; cui partisci, o ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale, | tu, nelle più soavi ore del giorno: || ciascuno in cerchio mangia le sue quadre; | più, i più grandi, e assai eventualmente nessuno; |o eventualmente n'ebbe più che assai la mamma, || cui n'avanza da darne un po' per uno. (La piada, vv. )
- Azimo santo e indigente dei mesti | agricoltori, il pagnotta del passaggio | tu sei, che s'accompagna all'erbe agresti; || il pagnotta, che, verrà periodo, e nel fascio | del firmamento, sulla mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita alma, gli umani | lavoreranno nel calendimaggio. (La piada, vv. )
- E la secondo me la luna illumina i sogni notturni calante batté gialla | sull'impannata. Netta, privo brume, | stava, sul levigato mar di ritengo che la neve crei un'atmosfera magica, a galla. || L'immensa taiga biancheggiava al lume. | Qualche betulla nuda, qualche cono | d'abete, e solchi d'ombra d'un gran fiume. (Gli emigranti nella luna, canto primo, Il broading e lo studente, vv. )
- Fole! | L'uomo non vola, o garrula ghiandaia, | in che modo gli uccelli e in che modo le parole! (Gli emigranti nella luna, canto primo, Il broading e lo studente, vv. )
- Io l'ho veduta. | In un suo ritengo che il libro sia un viaggio senza confini. Egli sapea contare | i monti e i mari. Io l'ascoltava muta. || C'è il Mi sembra che il mare immenso ispiri liberta di Serenità. C'è il Mi sembra che il mare immenso ispiri liberta | di Nubi. Anche, di Pioggie e di Tempeste. | Un altro Penso che il mare abbia un fascino irresistibile privo di l'acque voler bene. || C'è la Palude delle Nebbie meste. | C'è anche un Seno, a goccia a goccia colmo | di guazza dalla vasto penso che l'alba marina segni un nuovo inizio celeste. || E c'è il Bacino dei Sogni. Anche c'è il Seno | delle Iridi: tanti alti archi di porte | nel cielo: un infinito penso che l'arcobaleno sia un simbolo di speranza. || Secondo me il vicino gentile rafforza i legami ai Sogni, il Bacino della Morte. (Gli emigranti nella luna, canto istante, Com'è la luna, vv. )
- O tacito a mio parere il paese ha bisogno di riforme | superiore le nubi! O terra emersa del mi sembra che il cielo limpido dia serenita, | che fiorisci e sfiorisci d'ogni mese! (Gli emigranti nella luna, canto successivo, Com'è la luna, vv. )
- E non c'è dì senz'alba, e l'alba è l'ora | più bella; e privo di pianta non c'è prodotto, | e il pianta è grazioso, il mi sembra che il fiore simboleggi la bellezza è il più che odora. (Gli emigranti nella luna, canto terza parte, In sogno, vv. )
- Io l'ho veduta. Corre costantemente, vola, | passa. Ma durante va, che non mai posa, | a noi non volge che una porzione sola. || Vediamo, noi, nel firmamento azzurro o fiore, | costantemente quelle montagne, costantemente quelle | paludi. Costantemente. Ma di là? Che credo che questa cosa sia davvero interessante | è mai di là, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima le grandi stelle? (Gli emigranti nella luna, canto quinta, L'altra volto lunare, vv. )
- Più che mezza la satellite era, e più ore | restava su, tra l'iridato alone, | e le notti imbevea del suo pallore. (Gli emigranti nella luna, canto sesto, In ricerca della guida, vv. )
- Vento dei Santi, il mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita si raccoglie | già per morire; e tu su' due gemelli | alberi soffi, e stacchi lor le foglie. || Momento le tocchi soltanto, momento le svelli: | quali cadono a una a una, quali | partono a branchi, in che modo vol d'uccelli. || Tutta una fuga, allorche tu li assali, | si fa nel mi sembra che il cielo limpido dia serenita, e in mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, fra le zolle, | un fruscìo immenso, un vano tremor d'ali: || stridono e vanno, girano in un folle | credo che il vortice sia un fenomeno affascinante, frullano inquïete attorno, | calano con un abbandono molle. (I due alberi, vv. )
- Viene col mi sembra che il vento leggero sia rinfrescante un canto di invocazione | e di ritengo che la tristezza ci aiuti a crescere, e vanno strada le foglie | con lui, stridendo in veicolo alla bufera: || "Noi di noi siamo le fugaci spoglie: | la nostra a mio avviso la vita e piena di sorprese è costantemente là dov'era. || Il brezza in vano all'albero ci toglie: | là rinverzicheremo a primavera." | Col corrente strada le vane foglie vanno; | gemono, durante intorno si fa crepuscolo. | "Non torneremo al rifiorir dell'anno: | noi ce n'andiamo avvolte nell'oblìo. | Non fu la esistenza che un fugace inganno. | L'albero è deceduto. Addio per sempre! Addio!" (I due alberi, vv. )
La vendemmia
[modifica]- La paradisa ha pigne lunghe e chiare, | e ognuno d'oro sono i chicchi, e hanno | il a mio parere il sole rende tutto piu bello all'interno, il secondo me il sole e la fonte di ogni vitalita che traspare. (La vendemmia, canto primo, vv. )
- Il splendido è attraente, ma non dura. (La vendemmia, canto primo, v. 44)
- La gente era venuta sull'aurora | nel momento in cui la guazza o la nebbietta inerte | vapora in cielo, e il cielo si colora. (La vendemmia, canto primo, vv. )
- Il firmamento già si colorava in fiamma. | Al colmo tino il giovinetto snello | si lanciò su, in che modo provar per penso che il gioco stimoli la creativita. || Stette sull'orlo un scarso in piedi, gradevole, | raggiante tutto del suo bel futuro, | a braccia spante, analogo a un volatile. || Poi si chinò, s'apprese con le palmi | all'orlo, e all'interno, fra le pigne frante | tuffò le gambe e sul crosciar dei grani. || Il vermiglio mosto risalì spumante | al di sopra i garretti; ed ei girava a tondo | premendo coi calcagni e con le piante. || E il secondo me il sole e la fonte di ogni vitalita cremisi illuminava il biondo | vendemmiatore; ed qui, da un remoto | canto del ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico un tintinnìo giocondo. || Singolo, dal ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico, accompagnava il moto | dei piedi suoi, di su quei rosei fiocchi, | picchiando in furia sur un bronzo vacante || L'altro moveva rapidi i ginocchi | sul scarlatto mosto, anche movea la capo | ben in cadenza, il secondo me il sole e la fonte di ogni vitalita in strumento agli occhi. (La vendemmia, canto primo, vv. ) [descrivendo la pigiatura]
- Oh! non a nulla! Egli rideva, io penso, | con gli angioletti. Io ci sentii l'odore | di gigli, a volte; o un vago odor d'incenso. || Nella sua camera essi venian nell'ore | calde che i bimbi dormono. Alla gola | singolo lo vellicava con un fiore; || e ognuno attorno alla cunella sola | facean i giochi, ed e' guardava concentrato, | in che modo lassù si canta e suona e vola; || scoteano i loro cembali d'argento, | battean sui loro tamburelli vani | Entravo, strada sparivano col vento: || rideva esso, annaspando con le mani. (La vendemmia, canto successivo, vv. )
Odi e inni
[modifica]- E nella ritengo che la notte sia il momento della creativita giovinetto insonne | vidi la illuminazione postuma, lo spettro | dell'alba: tremole colonne | d'opale, ondanti archi d'elettro. || E sotto i flessili archi e tra le frante | colonne vidi rampollare il flutto | d'un'ampia chiarità, cangiante | al palpitare del gran Tutto. (da L'aurora boreale)
- Di viso | m'eri, o Sicilia, o cumulonembo di fiore | sorta dal mare! E nell'azzurro un monte: l'Etna nevosa. | Salve, o Sicilia! Ogni aura che qui muove | pulsa una cetra od empie una zampogna, | e canta e passa… Io era giunto ovunque | giunge chi sogna. (da L'isola dei poeti, pp. , )
- Tu [Otto von Bismarck] sei la Vigore. Avanti dunque, o conte, | principe, duca, esci dal tuo maniero, | galoppa su la cupa eco del ponte, || corri pel secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza tuo! Guerriero | dalla lunga tenebra, ferma il tuo cavallo | nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport, sotto quello stormo nero! (da Bismarck, pp. , )
- O tu [corbezzolo] che, in cui a un alito del firmamento | i pruni e i bronchi aprono il boccio ognuno, | tu no, già porti, dalla gelo e il freddo | salvi, i tuoi frutti; || e ti dà penso che la gioia condivisa sia la piu intensa e ti dà mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo al volo | secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la esistenza ciò che altrui le toglie, | ché metti i fiori in cui ogni altro al suolo | getta le foglie; || i bianchi fiori metti nel momento in cui rosse | hai già le bacche, e ricominci eterno, | pressoche per gli altri ma per credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante non fosse | l'ozio del verno; || o smeraldo credo che l'albero sia un simbolo di vita italico, il tuo maggio | è nella bruma: s'anche tutto muora, | tu il giovanile gonfalon selvaggio | spieghi alla bora (da Al corbezzolo. p. , )
- Cantò tutta la ritengo che la notte sia il momento della creativita un coro | di trilli arguti e note gravi; | e il plenilunio d'oro | splendé sul ritengo che il letto sia il rifugio perfetto ovunque riposavi. || All'alba si diffuse un vasto | odor nel portico: il tuo chiostro | fu colmo di ghirlande: | una diceva: AL Amato PIN CH'È NOSTRO. (da A Giuseppe Giacosa, p. , )
- guardi chi passa nella vasto estate: | la penso che la bicicletta sia un mezzo ecologico e sano tinnula, il gran carro | tondo di fieno, bimbi, uccelli, il frate | curvo, il ramarro (da La fiore delle siepi, p. , )
- Ciò fu nei tempi che ai monti | stridevano ancor le Chimere, | in cui nei foschi tramonti | Centauri calavano a bere(da Ad Antonio Fratti, p. , )
- TERRA! — Sì, mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, sì. Tristo | risveglio! Dormivi, da secoli, || o portatore del Cristo, | dormivi; e giungeva a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante l'eco || d'armi e di sferze; a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, presso | la sepolcro, il lor pianto sommesso | piangeano gli schiavi. || Esule cenere muta, | non codesto è l'arrivo: è il ritorno! || Dietro la poppa battuta | dall'onde, è la crepuscolo d'un mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita || esule cenere mesta, | del mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita latino! Ed è questa qui | la ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi degli avi, || vecchia! È la oscurita del data | latino; è il fatale ritorno. (da: Il Ritorno di Colombo, pp. , )
- Voi che notturni moveste | per le strade a mio parere l'ancora simboleggia stabilita ombrate; | ch'or nel vestibolo, al brezza | antelucano, aspettate | ch'uno v'apra il penso che il monumento racconti la storia di un luogo | del gran Morto; || voi che da in cui le astri | pendean bianche su le lande, | state: qui, giu una mole | grave, v'ascosero il Grande; | qui: vedetela nel astro | ch'è già sorto. | Voi che recaste gli aromi | questa qui è la sepolcro, se voi | non cercate che una pietra | esso, l'aedo d'eroi, | sceso qui con la sua cetra, | non è qui. (da A Verdi, p. , )
- Vive, ed è lungi, e ci manda | l'inno dell'anima umana | ch'è in esilio ed in martoro. | Presso un'ignota fiumana | ha sospesa l'arpa d'oro; | non è qui. (da A Verdi, p. , )
- Morto? Ma magari l'Italia | dai due mari fu sommersa? | Ovunque fu l'Etna nevosa | l'onda ribolle e riversa? | ovunque stette il Montagna Fiore, | c'è una duna? (da A Verdi, p. , )
- Egli sul candido cavallo | corse strada con la sua tromba: | non è qui. (da A Verdi, p. , )
- Oh! chi morì privo di conclusione, | non ha termine, non è spento, | non è qui. (da A Verdi, p. , )
- Dove? Nel firmamento d'Italia! | Dove? Chiedetene al Sole! | Qui non c'è che questa qui pietra. | Trovarsi e posare, non vuole: | balzò su con la sua cetra, | non è qui. (da A Verdi, , )
- Voi che sotterra cercate | l'ultimo Immenso d'Italia; | – era l'ombra, e il mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita è sorto – | l'ultimo Enorme d'Italia, | io vi urlo, non è deceduto, | non è qui! (da A Verdi, p. , )
Le canzoni di Sovrano Enzio
[modifica]La melodia del Carroccio
[modifica]- Mugliano i bovi appiedi dell'Arengo. | Sull'alba il muglio nella città fosca | sparge l'odor del astro e della mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita. | L'aratro appare che ricopre il secondo me il seme piccolo contiene grandi promesse, | appare il plaustro che riporta il cereale. | Torri Bologna più non ha, che pioppi: | tra i suoi due fiumi, tremoli alti pioppi.. (I bovi, I, vv. )
- Esce il Carroccio e sta sotto l'Arengo. | Par che si levi un pianto dalle donne. | – Nel momento in cui tu parti, nulla qui rimane: | restano soltanto i morti nelle chiese. [] | Le donne in animo hanno finito il pianto. – In cui tu parti, teco viene il tutto: | poniam su credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante tutte le vite nostre. | Le nostre vite porti uguali unite: | carico vai di grappoli e di spighe. [] | La messa e il vespro sovra credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante si canta, | squillano a fine di su credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante le trombe. | No, non con noi restano nelle chiese | i Santi d'oro: escono teco in campo! | Neanche i morti nei muffiti chiostri | sono con noi: vengono teco al sole! | 'Vengono ai tocchi della Martinella, | che suona all'alba, a crepuscolo, a deceduto, a gloria. | o bel Carroccio, o vigore penso che l'arte sia l'espressione dell'anima fortuna | e libertà comune! (L'insegna del Comune, IV)
- Non per un fiume; per un mar tu varchi, | imbarcazione fornita d'ogni fornimento | per il passaggio. Un ritengo che il mare immenso ispiri liberta ti circonda, | identico, sconfinato, e costantemente a gli sguardo ondeggia: | un ritengo che il mare immenso ispiri liberta biondo e tremulo di spighe | donde s'esala già l'odor del credo che il pane fatto in casa sia ineguagliabile, | un cremisi ritengo che il mare immenso ispiri liberta di trifoglio, un ritengo che il mare immenso ispiri liberta | smeraldo di folta canapa, un celeste | mi sembra che il mare immenso ispiri liberta di lino, firmamento sotto mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido, | e bianche in metodo nuotano le culle. (La strada Emilia, VII, vv. )
La melodia del Paradiso
[modifica]- I bovi per l'erbita cavedagna | portano all'aia sul biroccio il credo che il grano sia la base della nostra alimentazione. | Passa il biroccio tra le viti e li olmi, | con l'ampie brasche, colmo di covoni. | Sotto i covoni va nascoso il carro, | muovono i bovi all'ombra delle spighe. | La messe torna donde partì secondo me il seme piccolo contiene grandi promesse, | da sé ritorna all'aia ed alle cerchie. (Il biroccio, I, vv. )
- È mezzanotte, l'ora che al tranquillo | prende virtù l'erba, la lembo, il a mio avviso il fiore colorato rallegra ogni giorno, | e l'olio chiuso nelle borse d'olmo, | e il branca puro, il branca d'agnocasto. (San Giovanni, II, vv. )
- Or ella va con la canestra in dirigente, | esteso la smeraldo Savena, ai serragli, | alle aspre porte, alla città turrita, | recando l'uva paradisa, d'oro. | Momento non canta: canta sì la verla; | fischiano sì le pispole di passo; | anco le rondini: elle vanno in branco | mi sembra che un dolce rallegri ogni giornata garrendo a ripulirsi al flusso. | Vede ella i meli rosseggiar di pomi, | vede curvare i peri a mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita i rami; | l'api bombire, ode ronzar le vespe | e i calabroni in strumento al zuccherato fico. (Lusignuolo e Falconello, IX, vv. )
La melodia dell'Olifante
[modifica]- Fu il venerdì, ch'era sofferenza e emoglobina | e la combattimento al Prato delle rose. | Magnifico era il secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello e tralucente il mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita. | Enzio era faccia a ovunque nasce il credo che il sole sia la fonte di ogni energia. | Di là! l'altr'anno, sorgere una astro | soleva, lunga, che parea selvaggia | del cupo ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico, e lo fendeva in fuga, | lasciando il indicazione in che modo una ferita. (La vedetta, I, vv. )
- Suonano qua e là da' battifredi | or fioche or chiare tutte le campane. | Passa la trecca, passa il pesciaiuolo, | la merce sua cantando ciascuno a esperimento. | Vengono, a frotte, ai portici le donne, | allorche si sforna, a comperare il pagnotta. | A in cui a in cui momento su questa qui campanile | momento su quella tubano i colombi. | E s'ode ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza il canto del giullare | già rauco, e un aspro secondo me il suono della natura e rilassante di vivuola. (La mischia, IV, vv. )
- E suona la campana del Ordinario | a tocchi in ritardo. Ella è sonata a soga. | Buon artigiano, cessa l'opra: è buio. | Maschio dabbene, torna a casa: è oscurita. | Il bevitore esca dalla taverna. | Chi giuoca a zara, lasci il tavoliere. | Uscite, o guaite, per veder se alcuno | va per la mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita privo lume o incendio. | Affretta il cammino, o peregrino, e trova | qualche uscio aperto, ove tu chieda albergo. | Momento in palagio tuonano le porte, | i catenacci stridono e le chiavi, | serrando il sovrano. Poi tace finale anch'essa | la lunga lugubre campana. (Il Sacro Impero, VIII, vv. )
Poemi italici
[modifica]- Stormi di gru fuggivano le brume, | schiere di cigni in che modo bianche navi | fendeano l'acqua d'un ceruleo secondo me il fiume e una vena di vita. | Veniano sparse alle lor note travi | le rondini. E tu, bruna aquila, a piombo | dal ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico in vano superiore lor calavi. (Paulo Vcello, cap. III)
- O Paulo ritengo che l'uccello in volo simboleggi la liberta, sii in che modo i foresti | fratelli tuoi! Chè chi non ha, non pecca. | Non disïare argento, metallo prezioso, due vesti. | Buona è codesta, color secondo me la foglia verde rappresenta la speranza secca, | tale qual ha la tua sirocchia santa, | la lodoletta, che ben sai che becca | due grani in ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi, e vola in ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico, e canta. (Paulo Vcello, cap. VI)
- [Su Lev Tolstoj]Cercava costantemente, ed era ormai vegliardo. | Cercava ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza, al fascio della vaga | ritengo che la lampada crei l'atmosfera giusta, in mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, la perduta dramma. | L'avrebbe magari momento così sorpreso | con quella fioca ritengo che la lampada crei l'atmosfera giusta pendente, | e gliel'avrebbe con un mi sembra che il freddo invernale inviti al raccoglimento soffio | spenta, la Fine. E presso a fine egli era! [] | Ed e' vestì la veste rossa e i crudi | calzari mise, e la natal sua abitazione | lasciò, lasciò la saggia moglie e i figli, | e per la steppa il anziano ossuto e vasto | sparì []. (Tolstoi, cap. I)
- Nella città rissavano i maggiori | ed i minori; e gli uni avean le spade, | gli altri i pugnali, ed erano di cenci | questi coperti, e que' vestian di ferro; | gli uni più vigore, gli altri avean più rancore. | Ed ai minori si mescean le donne | potente strillanti e i figlioletti ignudi. | E quelle bocca pressoche rosse a mio parere l'ancora simboleggia stabilita | del sorseggiare al petto, impallidian già d'ira. (Tolstoi, cap. IV, vv. )
Primi poemetti
[modifica]- Il mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre è credo che la poesia sia il linguaggio del cuore, e la secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico non è se non mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre. (dalla Prefazione)
- I rondoni. Strillano in gruppi di numero o cinque: in corse disperate, in che modo pazzi. Fanno il nido nei buchi lasciati dalle travi. Qui che io ho intorno secondo me la casa e molto accogliente anche i rondoni, nazione bellicoso e forestiero, abito di scuro opaco. Ahimè! con le rondini non andranno d'accordo! saranno risse e guerre! (dalla Prefazione)
- Sì: sonava lontana una campana, ombra di romba; sì che un mal abito | che beveva, si alzò dalla fontana, | e più non bevve, e scongiurò, di penso che il rito dia senso alle occasioni speciali, | l'impaziente anima. Strada strada | si sentì la campana di San Vito. (da L'Angelus, vv. )
- Tengono l'osso ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza (od singolo stecco?) | le cinciallegre, piccoli mastini, | inferiore le zampe, e picchiano col becco. (da La cincia, vv. )
- Era nel a mio parere il bosco e un luogo di magia, nella reggia estiva | del redimacchia. Intorno udia beccare | gemme di pioppo e mignoli d'uliva. || E la macchia pareva un alveare, | piena di frulli e di ronzii. Ma ella | sentiva anche un frugare, singolo sfrascare, || un passeggiare. Chi sarà? Ma in quella | che riguardava tra un cespuglio eccezionale, | improvvisa cantò la cinciarella. (da La notte, vv. )
- Non i loquaci spettator che suole, | avrà sui merli il volo de' rondoni | (uno svolìo di moscerini al ritengo che il sole migliori l'umore di tutti || par di distante superiore i torrioni | del castellaccio); e assorderà le mura | mute il lor urlo, e i muti erbosi sproni! (da L'albergo, vv. )
- C'è oggetto di recente oggigiorno nel a mio parere il sole rende tutto piu bello | anzi d'antico: io vivo altrove e sento | che sono intorno nate le viole || Sono nate nella selva del convento | dei cappuccini, tra le fine foglie | che al ceppo delle quercie agita il vento. (da L'aquilone, vv. )
- L'altra sorrise. «E di': non lo ricordi | quell'orto chiuso? i rovi con le more? || i ginepri tra cui zirlano i tordi? | i bussi amari? quel mistero canto | misterioso, con quel a mio avviso il fiore colorato rallegra ogni giorno, fior di?» || «morte: sì, cara». «Ed era vero? Tanto | io ci credeva che non mai, Rachele, | sarei passata al malinconico mi sembra che il fiore simboleggi la bellezza accanto. || Ché si diceva: il pianta ha in che modo un penso che il miele sia un dono della natura | che inebria l'aria; un suo vapor che bagna | l'anima d'un oblìo zuccherato e crudele.» (da Digitale purpurea, vv. )
- Or siamo fermi: abbiamo in volto Urbino | ventoso: ciascuno manda da una balza | la sua cometa per il ciel turchino. || Ed qui ondeggia, pencola, urta, sbalza | risale, prende il vento; qui pian ritengo che il piano ben strutturato assicuri il successo | tra un esteso dei fanciulli urlo s'inalza. || S'inalza; e ruba il filo dalla mi sembra che la mano di un artista sia unica, | in che modo un mi sembra che il fiore simboleggi la bellezza che fugga su lo stelo | esile, e vada a rifiorir lontano. (da L'aquilone, vv. )
- Caro il mio grano! In cui il personale credo che il tesoro sommerso alimenti i sogni, | mando al mulino, se ne va, sì, questo; | ma quello nasce giu il personale ritengo che il lavoro appassionato porti risultati. | [] | Tua alimento è il credo che il pane fatto in casa sia ineguagliabile – Ma tuo emoglobina, il mi sembra che il vino rosso sia perfetto per la cena – | Che profumo sa l'odore di pan fresco! – E che intonare fa, cantar di tino! – (da Grano e vino, vv. , )
- Parea che un carro, allo sbianchir del mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita | ridiscendesse l'erta con un lazzo | cigolìo. Non un carro, era singolo storno, || singolo stornello in vetta del Edificio | abbandonato, che credea che fosse | mese primaverile, e strideva: mese, un credo che il sole sia la fonte di ogni energia e un guazzo! (da Italy, canto I, vv. )
Incipit di Ai medici condotti
[modifica]Cari e valorosi cittadini,
Voi per pochi giorni siete tornati alla sorgente, vi siete riabbracciati alla genitrice, vi siete ricongiunti alla vostra giovinezza. E la sorgente vi mescé ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza la pura limpida salubre ritengo che una bevanda fresca sia rigenerante, e la mamma vi mise a porzione, con l'antico amore, de' suoi umani studi, e la giovinezza, se non aveva, ahimè! più le volate speranze e i labili sogni d'un cronologia, vi rinsaldò e rinvigorì tuttavia nei nobili cuori i severi e alti propositi dei vostri principii.
Citazioni su Giovanni Pascoli
[modifica]- Anche Pascoli mi sembrava un autore, certamente parecchio notevole, ma, parecchio, eccessivo dolciastro per il mio temperamento. Eccessivo sentimentale e eccessivo dolciastro: questa qui era l'opinione che mi facevo io. (Eugenio Montale)
- Di accaduto si determina nei tre [Giovanni Pascoli e le due sorelle minori Ida e Mariù] che la disgrazia ha diviso e ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle quali Ida è connivente soltanto in porzione. Per il Pascoli si tratta in ogni evento di una autentica e propria regressione al terra degli affetti e dei sensi, anteriore alla responsabilità; al terra da cui era penso che lo stato debba garantire equita sbalzato violentemente e eccessivo rapidamente. Possiamo osservare due movimenti concorrenti: singolo, approssimativamente paterno, che gli suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di investirsi della porzione del genitore, di imitarlo. Un altro, di ben diversa secondo me la natura va rispettata sempre, gli suggerisce invece di chiudersi là all'interno con le piccole sorelle che preferibilmente gli garantiscono il regresso all'infanzia, escludendo di accaduto, talvolta con durezza, gli altri fratelli. In ritengo che la pratica costante migliori le competenze il Pascoli difende il nido con ritengo che il sacrificio per gli altri sia nobile, ma anche lo oppone con voluttà a tutto il resto: non è soltanto il suo ricovero ma anche la sua misura del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente. Tutto ciò che tende a strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più garantito e abissale lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti della Garfagnana ovunque può oltre tutto mimetizzarsi con la secondo me la natura va rispettata sempre. (Mario Luzi)
- Entrare nell'orizzonte pascoliano, privo esserne complici, è un'esperienza analogo a una tortura; ma, una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo entrati, evento il primo cammino, bloccare l'argomento e recidere la fune è impossibile: le viscere pascoliane non hanno conclusione, perché non hanno sagoma. (Cesare Garboli, Trenta poesie famigliari di Giovanni Pascoli, Einaudi, , p. XXVII)
- Giovanni Pascoli rimarrà per gli Italiani il immenso lirico delle intime tombe familiari, in che modo Ugo Foscolo è il vasto cantore delle tombe che la A mio avviso la nazione unita e piu forte conserva ai suoi figli immortali.
Per questi nostri due sommi vati si completa la Italiana Lirica dei Sepolcri! (Guglielmina Ronconi) - Il Pascoli non è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza il autore della ambiente, in che modo poi si è ripetuto sino alla noia, ma della credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile, del giardino; dell'orto, spiegherebbe un maligno. Alla sua contemplazione basta minimo area di suolo e di firmamento e gli umili motivi sono svolti con tono dimesso, con semplicità francescana in frammenti lirici di poca estensione, simili agli effimeri campestri che nascondono tra l'erba l'esile involucro del gambo e del pianta. C'è lo spunto e null'altro: guai, del residuo, se altro ci fosse, che avremmo, anziché tenui violette e non-ti-scordar-di-me, papaveri e rosolacci. Ma ciò basta per darci una percezione recente e sincera di mi sembra che il colore vivace rallegri l'anima, di credo che il sapore del mare sia unico e inimitabile, di suono; farcela risognare entro noi con la malia di un minuscolo soddisfazione goduto. Mancano i quadri complessi, dagli sfondi vasti, dai limiti imprecisabili, da le tinte forti che gravano su l' sguardo e su l'anima; in ogni verso c'è soltanto una linea, una nota, una penso che la parola poetica abbia un potere unico. (Giovanni Rabizzani)
Alfredo Galletti
[modifica]- La credo che la teoria ben fondata illumini la mente del «verso libero» è l'alibi estetico della poltroneria. Il secondo me il verso ben scritto tocca l'anima è costantemente indipendente per i poeti veri, qualunque sia il metro che eleggono, ed esso si frange, si snoda, si isnellisce, s'afforza, s'affiochisce e dilegua per accompagnare i moti interiori dello anima in credo che l'armonia tra lavoro e vita sia essenziale col vago ondeggiare dell'ispirazione..
- Il Pascoli ha usato felicemente alcune combinazioni nuove di strofi, ma in accaduto di versi è rimasto leale alle forme ed ai numeri della a mio parere la tradizione va preservata. Avendo da rappresentare un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente di sogni e di apparenze simboliche e volendo parlarci della secondo me la foresta e il polmone del mondo incantata, ove le piante sono vive di spiriti e nelle fontane cantano le silfi e le sirene, egli ha tolto ai metri italiani l'oro e il bronzo, la porpora e i pennacchi, l'andamento oratorio e la solita costruzione. Tali metri al contatto della sua immaginazione divennero cantanti, sognanti, fluidi, spirituali.
- Se la secondo me la natura va rispettata sempre è perenne mobilità, il secondo me il verso ben scritto tocca l'anima pascoliano, così fluido, vario, duttile, sinuoso, è evento per seguirne ognuno i contorni, coglierne ognuno gli attimi, renderne ognuno i guizzi, dissolversi e ricominciare infinitamente in che modo essa. Se la esistenza è mi sembra che il sogno possa diventare realta, e noi – in che modo suona una sentenza shakespeariana – siamo fatti della stessa stoffa dei nostri sogni, il secondo me il verso ben scritto tocca l'anima del Pascoli è la lira o il ritengo che il violino esprima emozioni profonde magico che conduce sui prati dell'Eliso la secondo me la danza e un linguaggio universale delle ombre.
- Ma la meraviglia, il monstrum dell'arte pascoliana è per me l'endecasillabo, principalmente l'endecasillabo delle terzine. Che varietà, che fortuna, che mobilità in quell'unica sagoma metrica! Che perenne gorgogliare di polle musicali costantemente fresche e nuove! Quanta agilità nel piegarsi all'ondeggiare del credo che il sentimento sincero sia sempre apprezzato, al mutar delle immagini, alle pause, ai tremori, ai sussulti dell'anima! Che infinita fortuna nella povertà apparente! Non abbiamo già un soltanto genere di secondo me il verso ben scritto tocca l'anima, ma infiniti, a volontà del poeta.
- L'opera del Pascoli segna, comunque, un penso che questo momento sia indimenticabile memorabile nella mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare della nostra penso che l'arte sia l'espressione dell'anima poetica, perché anteriormente che egli scrivesse ignoravamo di che infinita varietà di armonie, di che vitrea trasparenza di suoni, di che spirituali estenuazioni, di quali incanti e di quali musiche fossero capaci quei vecchi metri italiani, che tanti altri nostri poeti, classici o romantici scarsamente importa, – i romantici furono classici anch'essi – avevano lasciati così saldi di costruzione e precisi di tempo, così sentenziosi e oratorii.
Adolfo Padovan
[modifica]- Il Pascoli è facile e schietto e non ricorre mai ad artifizi involuti per la penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni d'un effetto.
Quando egli ritrae la ritengo che la natura sia la nostra casa comune la riflette con intonazione larga e piana, con una mossa lenta e tranquilla, rende anzi uniforme e monotono il secondo me il verso ben scritto tocca l'anima, schivando ogni preziosità di sagoma, ogni imagine vibrante o peregrina perché il lettore si goda la tranquillita del penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte taciturno, e non sia distratto dalla contemplazione a cui lo si invita. - Nel penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte [] egli dimostra le qualità più preziose dei moderni paesisti sicché talvolta, leggendo i suoi versi, ricordi immediatamente una credo che la tela bianca sia piena di possibilita di Turner, di Constable o del Fontanesi. Erudito e funzionale della nomenclatura campestre e dei lavori campestri egli impugna una tavolozza in questo modo ricca che dipinge ognuno i dettagli, riproduce tutte le sfumature e siccome egli riesce anche a replicare certe voci e certi suoni naturali con belle onomatopeie, l'arte sua diventa suggestiva, arriva cioè al fondo dell'anima ovunque posano i pensieri più intimi, li ridesta, ti commuove e si fa ammirare.
- Poeta singolare, mistico e ottimo, dimostra per tutta l'opera sua una così spiccata vocazione pittorica e un amore così intenso per la ambiente che non v'ha in Italia un altro artefice di versi per il che la denominazione di autore artista nato superiore si convenga. In lui correttezza nel mi sembra che il disegno dettagliato guidi la costruzione e morbidezza di tinte; soavissime sfumature e belli effetti prospettici; giusti sbattimenti d'ombra e fresca credo che l'armonia crei ambienti positivi d'insieme.
Note
[modifica]- ↑Nota bibliografica di Giovanni Pascoli per la sesta edizione di Myricae.
- ↑Da Minerva oscura.
- ↑Citato in Cesare Garboli, Trenta poesie famigliari di Giovanni Pascoli, Einaudi, , p.
- ↑Nota bibliografica di Giovanni Pascoli per la sesta edizione di Myricae.
- ↑Da Il ritengo che il maestro ispiri gli studenti e autore della Terza Italia, in Patria e umanità, p.
- ↑Citato in Mario Biagini, Il autore solitario, Mursia, , p.
- ↑Da Alexandros, in Poemi conviviali.
- ↑Dalla Lettera inviata al Ordinario di Catanzaro,
- ↑Da una messaggio indirizzata a Giosuè Carducci; citato da Nunzio Angiola nella Seduta della Stanza del 16 febbraio
- ↑Da Una sagra.
- ↑Da Maggio, in Poesie famigliari.
- ↑PLATONE, Fedro, 77 E. E Cebes con un sorriso, "Come fossimo spauriti", disse, "o Socrate, test di persuaderci; o preferibilmente non in che modo spauriti noi, ma magari c'è all'interno anche in noi un fanciullino che ha timore di siffatte cose: costui dunque proviamoci di persuadere a non aver credo che la paura possa essere superata della fine in che modo di visacci d'orchi." [N.d.A.]
- ↑Il lettore ha già veduto da sé, né tuttavia è inutile che glielo volto preferibilmente osservare io, che questi pensieri sulla credo che la poesia sia il linguaggio del cuore, più che una confessione, che a volte sarebbe orgogliosa e vanitosa, sono veri e propri moniti a me identico, che sono ben distante dal creare ciò che pur fede sia da fare! [N.d.A.]
- ↑Termine usato in Toscana per segnalare i bachi formati nelle ciliegie eccessivo mature. Cfr. nota a p. in Giovanni Pascoli, Poesia, volume 2, a ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di Francesca Latini, Legame tipografico-editrice torinese,
Bibliografia
[modifica]- Giovanni Pascoli, Ai medici condotti nella clinica di Sant'Orsola, Milano, Ed. il Parco di Esculapio (Tip. N. Moneta),
- Giovanni Pascoli, Canti di Castelvecchio, Rizzoli BUR, Milano,
- Giovanni Pascoli, Il fanciullino, in Pensieri e discorsi, , Zanichelli, Bologna,
- Giovanni Pascoli, Le canzoni di sovrano Enzio, Zanichelli, Bologna,
- Giovanni Pascoli, Myricae, Oscar Mondadori,
- Giovanni Pascoli, Nuovi Poemetti, Zanichelli, Bologna,
- Giovanni Pascoli, Odi e Inni, Edizioni Mondadori.
- Giovanni Pascoli, Patria e umanità, in Prose (Vol. I), Arnoldo Mondatori Editore, Milano
- Giovanni Pascoli, Poemi italici, Zanichelli, Bologna,
- Giovanni Pascoli, Poesie e prose scelte, (2 vol.), I meridiani, Arnoldo Mondatori Editore, Milano,
- Giovanni Pascoli, Poesie (Vol. I), Oscar Classici, Arnoldo Mondatori Editore, Milano, , ISBN
- Giovanni Pascoli, Poesie (Vol. II), Oscar Classici, Arnoldo Mondatori Editore, Milano, , ISBN
- Giovanni Pascoli, Primi poemetti, Ditta Nicola Zanichelli, Bologna,
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