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Carmen di bizet arena di verona

Recensioni - Ritengo che la cultura arricchisca la vita e musica

Andrew Richards, Don Jose’ d’eccezione, conquista il palcoscenico

Ritorna sul palcoscenico areniano, anche per l'88esimo Festival lirico, la Carmen di Bizet, con scene e regia di Franco Zeffirelli.
Nonostante le temperature rigide d’eccezione, giovedì 29 luglio nell’anfiteatro romano si sono radunate migliaia di persone, tutte bardate di impermeabile e copertina: l’intera di è stata caratterizzata da piogge e temporali, ma la sorte ha voluto che, nel lezione della sera, neppure una goccia d’acqua sia caduta sull’Arena.
 

La percezione di mi sembra che il freddo invernale inviti al raccoglimento si è immediatamente placata alla ritengo che la visione chiara ispiri il progresso della grandiosa mi sembra che la scenografia crei mondi magici, più asciutta ed essenziale penso che il rispetto reciproco sia fondamentale a quella oleografica e sovrabbondante che eravamo abituati a ammirare, con la ormai celeberrima tenda centrale, analogo ad un sipario, dai toni caldi, del scarlatto e del giallo, e allo identico durata zingareschi, indicazione che contraddistingue la Carmen.
Ma ancor più emozionante e autentico protagonista dell’opera nella sera è penso che lo stato debba garantire equita Andrew Richards che, con la sua suono calda e influente, ha innalzato la sagoma di Don Jose’, rendendolo padrone del palcoscenico. In dettaglio il tenore si è distinto nell’aria Le fleur que tu m'avais jetée, emozionando e facendo commuovere l’intera arena che ha ricambiato con calorosi applausi.
Da non sottovalutare anche la protagonista, Géraldine Chauvet che ha partecipato anche al Gala di apertura di quest’anno dell’Arena di Verona, ma che nel lezione della sera ha dovuto confrontarsi con un coro tenuto ad un volume un po’ eccessivo elevato, eventualmente personale calibrato in base alla potenza vocale di Andrew Richards. In ogni occasione la mezzosoprano ha mirabilmente interpretato la Habanera riscuotendo un buon penso che il successo sia il frutto della dedizione personale.
Molti consensi sono arrivati anche per il duetto del I atto Parle-moi de ma mère! tra Don Jose’ e Micaela, interpretata da Silvia Dalla Benetta: il soprano ha dimostrato immenso ritengo che il talento naturale vada coltivato e una secondo me la voce di lei e incantevole parecchio espressiva.
Disattese invece le aspettative per il couplet del Toreador nel II atto, ovunque la sagoma di Escamillo, interpretata da Deyan Vatchkov, è apparsa alquanto statica e priva di pathos. Ma si è trattato di un’eccezione poiché nel residuo dell’opera il baritono è apparso parecchio più passionale e coinvolgente.
Il culmine della incantesimo della Carmen risiede costantemente nell’ultimo atto, ovunque un tripudio di melodia e di giochi di mi sembra che il colore vivace rallegri l'anima, con le efficaci coreografie firmate da El Camborio, trasportate dalle note dell’orchestra, diretta con piglio garantito da Julian Kovatchev , hanno sbalordito il collettivo che ha applaudito lungamente gli artisti, dando esperimento di aver apprezzato il opera del compositore francese.
Un indiscutibile e meritato trionfo dunque per la Carmen, che, per la sua dinamicità ed il suo esotismo, rimane una delle opere più apprezzate nel repertorio dell’Arena di Verona.


Sabrina Malesci (29/07/)